Schema del processo di inertizzazione/stabilizzazione, da “US Army Corps of Engineering_Safety and health aspects of HTRW remediation technologies” (2003)

Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

I processi d’inertizzazione e stabilizzazione per il trattamento di materiali contaminati (come terre o fanghi) avvengono prevalentemente ex situ mediante miscelazione con opportuni additivi. Si ottiene così un materiale chimicamente più stabile tramite fissazione ed immobilizzazione degli inquinanti o inglobamento in una matrice che ne impedisca la mobilità, rendendo idonei i terreni allo smaltimento in discarica o al recupero.

Il processo è denominato inertizzazione perché rende, appunto, inerte il terreno contaminato rendendolo non dannoso per la salute e l’ambiente. Gli additivi utilizzati generalmente per la stabilizzazione sono dei leganti idraulici a base di reagenti inorganici come la calce (ossido di calcio o calce idrata), il cemento (Portland o pozzolanico) e le ceneri. Sono inoltre utilizzati silicati, solfuri o polimeri.

L’inertizzazione/stabilizzazione è prevalentemente utilizzata per trattare materiali, fanghi o terreni contaminati da metalli pesanti (Cr, Pb, As, Hg, Cd, Zn) e contaminanti inorganici, può anche essere praticata in situ. Va tenuto in considerazione il presumibile aumento di volume causato dagli agenti leganti che in alcuni casi può arrivare al 50%, in considerazione del tipo di additivo utilizzato.