![Schema del processo di inertizzazione/stabilizzazione, da “US Army Corps of Engineering_Safety and health aspects of HTRW remediation technologies” (2003)](https://tea.sm/tea/wp-content/uploads/2018/07/Inertizzazione.png)
I processi d’inertizzazione e stabilizzazione per il trattamento di materiali contaminati (come terre o fanghi) avvengono prevalentemente ex situ mediante miscelazione con opportuni additivi. Si ottiene così un materiale chimicamente più stabile tramite fissazione ed immobilizzazione degli inquinanti o inglobamento in una matrice che ne impedisca la mobilità, rendendo idonei i terreni allo smaltimento in discarica o al recupero.
Il processo è denominato inertizzazione perché rende, appunto, inerte il terreno contaminato rendendolo non dannoso per la salute e l’ambiente. Gli additivi utilizzati generalmente per la stabilizzazione sono dei leganti idraulici a base di reagenti inorganici come la calce (ossido di calcio o calce idrata), il cemento (Portland o pozzolanico) e le ceneri. Sono inoltre utilizzati silicati, solfuri o polimeri.
L’inertizzazione/stabilizzazione è prevalentemente utilizzata per trattare materiali, fanghi o terreni contaminati da metalli pesanti (Cr, Pb, As, Hg, Cd, Zn) e contaminanti inorganici, può anche essere praticata in situ. Va tenuto in considerazione il presumibile aumento di volume causato dagli agenti leganti che in alcuni casi può arrivare al 50%, in considerazione del tipo di additivo utilizzato.